Lisbona (Storia)
Lisbona vanta origini pre-romane. Stando alla leggenda più seguita, la fondazione di Olios hippon spetterebbe al Re di Itaca, Ulisse, durante il suo vagabondare, mentre secondo un’altra leggenda meno seguita, il fondatore sarebbe stato Elishah, un parente del patriarca Abramo. Gli storici, invece, concordano sul fatto che il sito fosse strategico per i traffici mercantili tra Mediterraneo e Nord Europa, tanto da attrarre Greci, Cartaginesi e, successivamente, i Fenici, che nel 1200 a.C. avrebbero qui fondato una colonia, a cui imposero il nome di Alis Ubbo (approdo sicuro, baia deliziosa o anche rada serena) e costruito un grande porto. I Romani, giunsero in Lusitania nel 205 a.C., conquistarono Lisbona nel 138 a.C., attribuendole il nome di Olisippo. Giulio Cesare mutò il nome in Felicitas Julia ed elevò la città a capitale della Lusitania. I Lusitani, indigeni derivati dall’unione di Iberi e Celti, che lottarono contro i Romani nel I secolo A.C., la chiamarono Lyses. La dominazione romana, oltre a lasciare tracce profonde nel linguaggio (latino-lusitano divenuto poi portoghese arcaico), determinò la prosperità della città e dell’area circostante, grazie ad opere pubbliche (strade, ponti, acquedotti) e all’introduzione di nuove colture, tra cui la vite. Il crollo dell’Impero Romano d’Occidente (476), portò alle invasioni barbariche: dal Nord calarono gli Alani, gli Svevi ed i Visigoti, i quali ultimi mutarono il nome della città in Olissibona.
Nel 714-719, dal Nord Africa (Marocco) giunsero i Mori, che conquistata la città, la ribattezzarono "Al-Usbona", poi "Lissabona" (da cui, in sequenza nel corso dei secoli Lixboa, ed infine Lisboa). La dominazione araba assicurò un lungo periodo di prosperità e, tra le tante cose, lasciò l’arte decorativa dell azulejo mudéjar, o semplicemente azulejo, uno degli elementi caratteristici dell’architettura di Lisbona. I superstiti vennero relegati nella Mouraria, nei pressi dell’Alfama, un quartiere di Lisbona, la cui architettura denota inequivocabilmente la presenza mora. Il dominio arabo durò ben quattro secoli, terminando il 25 ottobre 1147, quando Alfonso Henriques, figlio di Enrico di Borgogna, assunse il titolo di Re del Portogallo dopo la vittoria di Ourique sui mori (1139), facendo riconoscere l'indipendenza del Portogallo e conquistò la città a capo di un esercito cristiano nell’ambito della seconda crociata. La riconquista di tutto il Portogallo richiese, però, un intero secolo.
Nel 1255, Alfonso III elevò Lisbona a capitale, rango fino a quel momento spettato a Coimbra. Nel 1290 il Re poeta Dom Dinis, creò la prima università. Successivamente, iniziò il periodo di maggiore prosperità e potenza per il Portogallo, con la dinastia degli Avis, a partire dal suo fondatore João I, che nel 1415, dal porto di Lisbona, condusse una flotta composta da oltre 200 navi, che conquistò Ceuta, ponendo fine alle incursioni dei pirati. Suo figlio, Henrique (Enrico II il Navigatore), cercò di sconfiggere i Mori anche dal punto di vista economico, aggirando via mare le terre da questi detenute. A tal fine, assoldò i migliori costruttori di navi, i più valenti cartografi, i più abili marinai. Di conseguenza, da tale momento, i Portoghesi divennero protagonisti nella ricerca di terre sconosciute, basti ricordare le scoperte dovute a Vasco da Gama, che nel 1497 individuò la rotta marittima per l’India, Bartolomeo Dias, che nel 1488 doppiò il Capo di Buona Speranza, Pedro Alvares Cabral, che nel 1500 scoprì il Brasile.
A partire dal XV secolo, perciò, Lisbona fu l’epicentro di un vastissimo impero con domini in ogni continente, raggiungendo l’apice militare, politico-economico e culturale nel XVII secolo, con la scoperta di ricchi giacimenti d’oro nel Brasile, suo possedimento, e con lo sfruttamento degli schiavi dell’Africa occidentale. Tale immensa ricchezza consentì al Portogallo di competere con la Spagna nella costruzione di eleganti palazzi, enormi castelli e sontuose cattedrali. E’ questo il periodo in cui si affermò lo stile "manuelino", che trasse il nome dal Re Manuel I. Tale stile architettonico venne esaltato all’ennesima potenza a Belém (Monastero dos Jerònimos) ed a Coimbra (Vecchia Cattedrale). Tale momento d’oro venne descritto nel poema Os Lusìadas ("I Lusiadi") dal maggiore poeta portoghese, Luis de Camões, a cui Lisbona ha dedicato una grande piazza nel vivace quartiere Chado. Nel periodo di massima espansione, l’impero portoghese andava dal Sudamerica (Brasile) all’Africa (Angola, Capo Verde e Mozambico), all’Asia (Goa in India, Malacca in Malesia, Timor in Indonesia e Macao in Cina).
La ridotta estensione del Portogallo, la sua scarsissima popolazione, l’eccessivo costo delle spedizioni oceaniche, gli ingenti costi di gestione dell’impero, il tentativo di cristianizzare il Marocco, portarono alla decadenza, tanto che nel 1580 il Re Filippo II di Spagna acquisì il trono del Portogallo ed al tempo stesso l’impero olandese sottrasse diverse colonie al Portogallo. Sempre in lotta con la Spagna, da cui ottenne l’indipendenza il 13 febbraio 1668 (Trattato di Lisbona), la decadenza fu dovuta anche ad eventi naturali: due terremoti, il primo nel 1531, ma soprattutto quello del 1 novembre 1755, un terremoto-maremoto avvertito in quasi tutta Europa, dalla forza distruttiva terrificante. Tre scosse successive causarono il crollo di tantissimi edifici privati e pubblici (tra cui il Palazzo Reale) e chiese, piene zeppe di fedeli visto che era il giorno di "Tutti i Santi". Da un lato, il fuoco causato dalle candele e sostenuto dal vento, originò un incendio che avvolse gran parte della città, dall’altro, il maremoto determinò un innalzamento sia delle acque marine, che di quelle del Tago (Tejo), finendo per far affogare coloro i quali avevano pensato di sfuggire dall’immane tragedia rifugiandosi sui natanti.
"Seppellire i morti e curare i vivi" fu l’incarico che il Re José I conferì al brillante ministro Marquês de Pombal, cioè Sebastião José de Carvalho e Melo, il quale, ispirandosi alle idee illuministiche di cui a quel tempo l’Europa era pregna, ideò il progetto della città moderna che ammiriamo oggi, a partire dalla ampia Praça do Comércio, che prosegue con la Via Augusta e la Baixa.
Tuttavia, il terremoto del 1755 segnò il definitivo declino di Lisbona e del Portogallo quale potenza economica, tanto che nel 1807 il Paese subì l’onta dell’invasione francese (4 anni), che costrinse il Portogallo ad una lunga alleanza con gli Inglesi. E’ questo anche il tempo dell’affermazione del Fado nei vecchi quartieri della Mouraria, dell’Alfama e del Bairro Alto, un canto dei marinai, dei mendicanti e delle prostitute. Nel XIX secolo, la concessione dell’indipendenza al Brasile determinò il definitivo abbandono di ogni sogno di poter esplicare un ruolo di grande potenza militare. Seguì un secolo di caos politico e di insurrezione militare, giungendo al 1910, quando il Portogallo diventa Repubblica, a seguito dell’uccisione del Re Carlos e dell'erede al trono Luis Felipe.
La Prima Repubblica ebbe breve vita, visto che un golpe militare, il 28 maggio 1926, pose a capo dello Stato Oscar Carmona. Figura preminente nel governo fu il Ministro delle Finanze Antonio de Oliveira Salazar, un giovane professore di economia presso l’Università di Coimbra, che, nel 1932 divenne presidente del Consiglio, proclamando il "Novo estado", una feroce dittatura durata cinquanta anni . Salazar riuscì a ripristinare l’ordine e ad attenuare i problemi economici del paese. Impose una condotta imperialista nelle colonie. Riuscì, inoltre, a tenere il Portogallo fuori dal Secondo Conflitto Mondiale. Morì in un incidente stradale nel 1968, ma la dittatura proseguì con Caetano.
Il 25 aprile 1974, vi fu la "Rivoluzione dei Garofani", un nuovo colpo di stato, incruento, capeggiato dal Generale de Spinola, che decretò il termine della dittatura: nelle canne dei fucili vennero posti dei garofani, mentre le donne, scesero per le strade e posero dei garofani rossi sui carri armati. Il giorno 25 aprile è oggi festa nazionale. Abbandonate le colonie, il Portogallo dovette calarsi nella sua realtà di Paese piccolo, poco popolato, arretrato ed isolato a lungo, coll’aggravante di dover "assorbire" a Lisbona più di un milione di portoghesi di colore (Retournados), molti dei quali ancora oggi scarsamente (o per nulla) integrati.
Nel 1986, con l’elezione del socialista Mario Soares a Presidente della Repubblica, venne intrapresa la strada dell’adesione alla Comunità Europea ed, al tempo stesso, quella della crescita economica e culturale, fermo restando i profondi legami con le ex colonie.
Il 1994 può essere considerato il "giro di boa", anno in cui Lisbona venne dichiarata "Capitale Europea della Cultura". Infatti, da quel momento, la crescita economica venne sospinta sia da importanti progetti infrastrutturali, come quello del Ponte "Vasco de Gama" sul Tago, il ponte fluviale più lungo del Portogallo (18 km.) ed al tempo stesso di riqualificazione urbana (si risanò l’area orientale di Lisbona, con la realizzazione dell’Oceanarium (i più grande Acquario d’Europa), di altre opere, quali, parchi, teatri, centri commerciali, palazzo dello sport, stazione ferroviaria, porto turistico. Quindi, il 1998, anno dell’Expo, rappresentò un altro anno cruciale. Altre opere, sia funzionali che estetiche consentirono di abbellire Lisbona; tra di esse ricordiamo il potenziamento dell’efficiente metropolitana, e l’ampliamento del porto. Sempre nel 1988, un tremendo incendio distrusse gran parte della zona centrale, Baixa-Chado.
I campionati europei di calcio del 2004 costituirono un’ulteriore occasione di rinnovamento. Resta il fatto che, nonostante l’ingresso nell’Unione Europea, i tanti aiuti goduti, i tanti progressi effettuati, ancora oggi, visibile è il ritardo del Portogallo, con un elevato tasso di disoccupazione, abbandono delle zone rurali e problemi di integrazione dei Portoghesi delle ex colonie.