L'azione è un titolo rappresentativo di quote di capitale di rischio: acquistando un'azione si diventa comproprietari della società e, conseguentemente, ci si espone al rischio imprenditoriale.
Se la società va bene, produce utili, una parte dei quali solitamente viene distribuita agli azionisti sotto forma di dividendo (una volta all'anno, talvolta due dato che può essere distribuito un acconto sul dividendo).
Se le cose vanno male, invece, l'azionista corre il rischio di vedere svanire il suo investimento, dato che le perdite possono erodere completamente il capitale.
Quando si parla di azioni, senza effettuare alcuna altra specificazione, ci si riferisce alle azioni ordinarie, quelle che attribuiscono a tutti gli azionisti i medesimi diritti, sia in merito alla partecipazione alle assemblee degli azionisti, che in merito all'esercizio del diritto di voto e di opzione (sui titoli di nuova emissione), che in sede di liquidazione della società e di ripartizione di quanto residui, una volta soddisfatti i creditori sociali.
Esistono diverse altre tipologie di azioni. Tra queste le maggiormente utilizzate sono quelle privilegiate (in tema di utili e di liquidazione del capitale), e quelle di risparmio (non danno diritto di partecipare all'assemblea e quindi di votare, ma concedono un'eventuale maggiorazione in sede di distribuzione degli utili e una prelazione in sede di liquidazione).
Tutte le azioni sono nominative, salvo quelle di risparmio.
La materia societaria, già modificata con la c.d. miniriforma delle S.p.a. effettuata nel 1974, ha formato oggetto di un ulteriore recente provvedimento legislativo che ha profondamente modificato il Titolo Quinto del Codice civile, per adeguare la nostra legislazione societaria, particolarmente in tema di società di capitali, a quella dell'Unione Europea.
Relativamente alle società, si distingue tra:
- società di persone (società semplice, società in nome collettivo, società in accomandita semplice), nelle quali prevale l'elemento personale dei soci rispetto al capitale apportato;
- società di capitale (società per azioni, società a responsabilità limitata, società in accomandita per azioni), nelle quali è il capitale ad assumere rilievo e non gli azionisti;
- società di tipo cooperativo (società cooperative e mutue assicuratrici), che non preseguono il lucro, ma svolgono la loro attività per apportare dei vantaggi agli associati.
Il bilancio delle società quotate comprende lo Stato patrimoniale, il Conto economico e la Nota integrativa.
Le aziende di maggiori dimensione compongono il c.d. bilancio consolidato, nel quale le voci comparenti nei bilanci delle società del gruppo che trovano contropartita di segno opposto in un'altra società, vengono annullati (Società A vanta un credito verso Società B: contabilmente a livello di gruppo si stralciano le posizioni).
Esistono diversi modi per analizzare il bilancio di un'azienda.
Ci si può basare sugli indici di bilancio, su una valutazione di tipo patrimoniale, reddituale o misto. Si tratta di "delineare" il valore economico della società, che è ovviamente diverso da quello contabile.
Un'azienda con un buon nome, una posizione consolidata, un buon management, vantaggi competitivi e simili avrà un valore economico maggiore del suo valore contabile, e tale valore, quando pagato (es. in sede di acquisizione di un'azienda o di un suo ramo), contabilmente dà luogo alla rilevazione di un valore di avviamento (goodwill). Nel caso opposto, di un'azienda in "cattive acque", con un valore economico inferiore al valore contabile, si rileverà in caso di acquisto un avviamento negativo (badwill).
Un altro fattore a cui si guarda in caso di acquisto di azioni è il rapporto P/U - prezzo/utili prospettici, anche detto P/E - price-earnings, tramite il quale si vuole esprimere la capacità di riottenere la somma investita tramite i dividendi.
Facciamo notare che i criteri tradizionali di valutazione di un'azienda difficilmente possono essere applicati alle aziende della "New Economy". Si pensi che solo alcune già sono entrate in reddito, mentre normalmente producono perdite rilevanti, ragion per cui viene a mancare uno dei parametri fondamentali per effettuarne una valutazione in base a paremetri classici.
Per concludere, dal punto di vista fiscale, ricordiamo che il risparmiatore deve optare per uno dei tre seguenti regimi:
- regime della dichiarazione: nessuna ritenuta gli verrà applicata in sede di percezione dei dividendi o negli altri casi in cui andrebbe tassato. Tuttavia, sarà lui a dover fare tutti i calcoli e determinare l'imposta dovuta e riportare il tutto in sede di dichiarazione dei redditi;
- regime del risparmio amministrato: è quello automaticamente applicato in assenza di differente scelta, da comunicarsi al proprio intermediario. L'intermediario effettua tutte le ritenute e provvede al versamento delle somme dovute, in modo che il risparmiatore è liberato da adempimenti fiscali,
- regime del risparmio gestito: riguarda sostanzialmente le gestioni patrimoniali che effettuano i calcoli, liberando il risparmiatore da adempimenti fiscali.