Egitto - Monastero Santa Caterina
Nella sezione centro-meridionale della penisola del Sinai, protesa nel Mar Rosso, si trovano i Monti Santa Caterina (Gebel Caterina) e di Mosè (Gebel Musa), o Monte Sinai, alle cui pendici, in una valle, si trova il celeberrimo Monastero di Santa Caterina d’Alessandria. La struttura, ubicata a circa 1570 metri s.l.m., costituisce il più antico monastero cristiano ancora "in piedi".
Stando alla Bibbia, gli Ebrei guidati da Mosè nel deserto del Sinai, giunsero al Monte Horeb, sulla cui cima (2285 metri s.l.m.), Mosè, lasciati in un ripiano, i 70 "Saggi" che lo accompagnavano, si presentò solo al cospetto di Dio (cfr. Esodo 24, 1-11), che gli trasmise "I dieci comandamenti", che rappresentano le fondamenta delle dottrine cristiane ed ebraiche. Il monte Horeb è proprio il già citato Monte di Mosè (Gebel Musa), che per la ragione citata attrasse sempre più i pellegrini cristiani.
Elena, la madre dell’imperatore Costantino (quello che aveva emanato l’editto che affrancava i cristiani dalle persecuzioni), nel 330, volle che venisse eretta una chiesetta proprio sul sito dove insisteva il Roveto ardente, piantato da Mosè, che vedete in una immagine a lato, come pure il "Pozzo di Mosè".
Nel 527, l’imperatore Giustiniano assicurò la protezione dell’originaria Chiesa di Sant’Elena dagli attacchi beduini, mediante la erezione di un possenti mura (la cui costruzione terminò nel 547), al cui interno, fece edificare un monastero e la "Basilica della Trasfigurazione". Diverse icone, realizzate con la tecnica dell'encausto, abbelliscono la struttura e raffigurano, come è prevedibile, Cristo con in mano un codice, Pantocratore, la Vergine Maria, San Teodoro e San Giorgio (trittico iscritto su un'esedra) con due angeli sullo sfondo, San Sergio e San Bacco, ingentiliti da un collare arricchito da pietre preziose in mezzo a cui appare il volto di Cristo, San Pietro con Cristo, la Vergine Maria ed un altro Santo.
La sopravvivenza del Monastero di Santa Caterina in un’area divenuta musulmana nel 641 è dovuta al fatto che i monaci, in prevalenza greci o ciprioti, diedero asilo tanto ai pellegrini cristiani che a quelli musulmani, tant’è che Maometto la protesse emanando un editto (cosa del resto fatta anche più di un millennio dopo da Napoleone durante la Campagna d'Egitto, come dimostra il documento che vi mostriamo in un’immagine a lato).
In data non precisata, tra l'VIII e il IX secolo, i monaci rinvennero i resti mortali di Santa Caterina, che riposero in un sepolcro marmoreo e collocarono nella Basilica, dove ancora si trova (nel Coro). Il che spiega la denominazione odierna dell’intera struttura, "Monastero di Santa Caterina".
La struttura del Monastero che vediamo oggi naturalmente si discosta rispetto a quella originaria, visto che il sito ha subito nel corso dei secoli diversi ampliamenti. Le mura, di altezza variabile (12-15 metri), in base alla conformazione del suolo, presentano uno spessore di 1,65 metri. Delle originarie mura sopravvivono solo quelle sul lato sud-occidentale, le altre, dirute a seguito del terremoto del 1312, vennero ricostruite.
All’interno del complesso, colpisce l’imponenza del campanile della Basilica della Trasfigurazione (immagine in alto a sinistra), a base quadrata ed a tre sezioni. Da notare le poche decine di monaci superstiti che ancora vivono nel Monastero, vengono svegliati dai 33 rintocchi simboleggianti gli anni di vita di Cristo.
Altro elemento che colpisce il visitatore è il dislivello tra il livello del suolo e quello della Basilica, infossata rispetto a questo di quattro metri. L’accesso viene effettuato attraversando una porta del VI secolo (immagine in alto a destra). La Basilica presenta tre navate. Da vedere un’iconostasi lignea del 1612, il Pulpito del 1787 e la sedia episcopale, che mostra una riproduzione del Monastero nel XVIII secolo, l’abside, arricchito dalla presenza di mosaici risalenti al 565, in buono stato di conservazione. Dietro l'abside troviamo la Capella del Roveto ardente, ad un livello ancora inferiore rispetto alla Basilica e che rappresenta la pozione più antica della Basilica. I monaci origininariamente erano legati alla Chiesa di Roma (tanto da essere riconosciuti dal Papa Innocenzo IV nel 1260), successivamente, nel 1439, all'epoca del Concilio di Firenze, aderirono al rito della Chiesa Ortodossa d'Oriente, il che spiega la presenza nelle navate laterali di cappelle dedicate a santi della chiesa ortodossa.
Di fronte alla chiesa, di una piccola moschea con il minareto separato, realizzata nel XII secolo per i pellegrini musulmani, pare su una preesistente locanda del VI secolo.
Nel 2020, il Monastero di Santa Caterina venne dichiarato Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. Ricordiamo, infine, la presenza della più vasta biblioteca di antichi testi bizantini, ovviamente, dopo quella tenuta presso il Vaticano.