Lisbona (Chado)
"Antonio Ribeiro Chado – Poeta do seculo XVI" è quanto si legge sotto la statua collocata al centro del Lardo do Chado, il cuore del quartiere, e sulle facciate dei palazzi prospicienti questa piazzetta, il cuore del Chado. La tesi prevalente circa l’origine del nome "Chado", infatti, la riconduce al soprannome dato ad un ex francescano del XVI secolo che qui viveva, divenuto poeta ed a cui è dedicata la statua anzidetta. La tesi minoritaria, invece, si rifà all’etimologia della parola, visto che "O chado" è il contadino delle vigne e con tale soprannome sarebbe stato chiamato uno scaltro negoziante-contadino del posto.
Nessun dubbio, invece, in merito alla delimitazione di questo elegante di Lisbona delimitato dalla Baixa (Rua do Carmo) e dal Bairro Alto (Rua da Misericordia). Seguendo le strade in salita dalla Baixa, o per i meno volenterosi, prendendo il “mitico” electrico 28 o la metropolitana, si passa dall’area commerciale a quella culturale-aristocratica. Sebbene soggetta al grande incendio del 1988, che interessò più della metà dell’area e che apportò grossi danni, oggi, Chado appare al meglio, e si presta ottimamente per fare una piacevole passeggiata, facendo delle compere (antiquariato, librerie, negozi vari), consentendo di effettuare delle pause rilassanti, magari sedendosi ai tavolini della celeberrima caffeteria "A Brasileira", in stile liberty, assai frequentato. L’atmosfera che si vive nel cuore del Chado, rappresentato dal Largo do Chado e dalla Rua Garrett fa comprendere perché sin dall’inizio del XX secolo, tale quartiere fosse divenuto luogo di incontro culturale (intellettuali, poeti, scrittori, artisti), a cui, in tempi recenti, si sono aggiunti gli immancabili politici e l’alta borghesia.
Chado fu il luogo prediletto dal grande poeta portoghese Fernando Pessoa, che viveva qui vicino in Largo São Carlos 4, (vi è un piccolo museo, ma vi consigliamo di dedicare il vostro tempo ad altro), il quale soleva trascorrere interi pomeriggi seduto ai tavolini della già citata Caffetteria "A Brasileira", tanto che oggi è possibile ammirarlo, seduto a tali tavolini, in una riproduzione in bronzo in dimensioni reali.
Prendendo il Largo do Chado come punto di riferimento, ci spostiamo verso Rua Serpa Pinto, trovando il Museu do Chiado, un ex convento francescano del XIII secolo, dove possiamo ammirare opere d’arte portoghesi del XIX e XX secolo, nonché il Teatro Nacional São Carlos, dalla facciata neoclassica, edificato nel 1792 sul sito su cui sorgeva il preesistente teatro distrutto dal terremoto del 1755. Riportandoci al Largo do Chado, dove si intersecano Rua do Anchiata e Rua Almeida Garrett, ammiriamo la Bàsilica dos Màrtires, risalente al 1147 e dedicata ai morti per la Reconquista di Lisbona.
Spostando un poco lo sguardo, notiamo due chiese dirimpettaie: la Igreja de Nossa Senhora de Incarnação e la Igreja de Nossa Senhora de Loreto, le quali si trovano sul sito occupato originariamente da una delle porte della città che si apriva tra le mura fernandine (Re Fernando I). Per gli Italiani, l'Igreja de Nossa Senhora de Loreto ha una particolare importanza, rappresentando il luogo prediletto dai nostri connazionali ivi residenti, tanto da essere chiamata "Igreja dos italianos". L’edificio venne eretto nel 1570 sopra le mura, distrutto da un incendio, riedificato, crollò col terremoto del 1755 e nuovamente ricostruito nel 1784. E’ possibile vedere ancora oggi le mura del XII secolo visitando la sagrestia.
L’Igreja de Nossa Senhora de Incarnação, anch’essa riedificata dopo il solito terremoto, si segnala per gli azulejos che arredano le pareti e la volta, completamente affrescata.
Se il Largo do Chado è dedicato a due importanti poeti portoghesi, Pessoa e Ribeiro, la piazza alberata sovrastante è dedicata al massimo poeta portoghese, Luís de Camões, che visse nel XV secolo, scrisse "Os Lusiadas", esaltando la potenza dell’impero portoghese e le relative conquiste.
La visita al Chado deve concludersi necessariamente nel Largo do Carmo, che si raggiunge tramite Rua da Misericordia e Rua da Trindade. Si tratta di una piccola e tranquilla piazza alberata, con al centro una fontanina del XVIII secolo, detta "Chafariz do Carmo", e dove ci si può accomodare ai tavoli di bar e ristoranti per una pausa. Ma il motivo della nostra venuta qui è quello di ammirare i ruderi del Mosteiro e della Igreja do Carmo, una delle cose che maggiormente colpisce il turista che visita Lisbona e che rappresentava il migliore esempio di architettura gotica a Lisbona. Il complesso monumentale venne realizzato nel 1389 da Gomes Martins, utilizzando il danaro del generale dell’esercito di João I, Dom Nuno Alvares Pereira, detto il Connestabile, il quale, dopo aver donato tutte le sue ricchezze al Convento do Carmo, vi entrò come frate e vi morì nel 1429. Il terremoto del 1755 sorprese la moltitudine dei fedeli qui riuniti durante la celebrazione della messa. Non si procedette alla ricostruzione del complesso, di cui restano la facciata, con il portale a sei archi ogivali, superato il quale, scendendo dei gradini, si entra nel complesso a cielo aperto, potendo ammirare le tre navate con stupendi archi ogivali sostenuti da colonne che finiscono nell’erba. I soliti azulejos bianchi e blu residuano nelle cappelle laterali, mentre possiamo anche visitare il Museu Arqueològico do Carmo, situato nel Coro rimasto integro, dove, come lascia intuire il nome, troviamo reperti antichi, iscrizioni, statue, tombe varie, tra cui quella del Re Fernando I, ed, infine, un meraviglioso fonte battesimale (XIV secolo). Tornando verso il basso, troviamo, infine, l'Igreja do Sacramento.