Matera - Storia
La remota frequentazione del territorio materano, risalente alla Preistoria, venne confermata dai reperti risalenti al Paleolitico rinvenuti non lontano dalla città nella "Grotta dei pipistrelli", nella Gravina (foto a sinistra), un’area del tipo canyon, con caverne, grotte ed anfratti naturali, attraversata da un torrente. Tali reperti ed altri risalenti fino all’Età del Bronzo, vennero raccolti da Domenico Ridola e sono conservati nel Museo archeologico a questi intitolato. Si trattava, comunque, di popolazioni nomadi, non stanziali. Ed infatti, occorre attendere il Neolitico per rilevare la presenza stabile dell’uomo nel territorio materano, che edificò tre villaggi di capanne protetti da trincee (Murgecchia, Murgia Timone e Trasanello), i quali erano ubicati ai vertici di un ideale triangolo attorno ad un laghetto naturale di acqua perenne, detto dialettalmente Jurio, circondato da pareti rocciose. Successivamente, nell’Età del Bronzo e del Ferro due dei citati villaggi sparirono, residuando solo quello collocato sulla roccia, che in seguito avrebbe originato la Civita.
Assai poco è dato di sapere del periodo greco e romano, data la carenza di evidenze storiche, anche se gli storici locali sostengono che la Civita fosse già stata fatta fortificare dal Console Q. Metello, come proverebbe la Torre Metellana. E’ lecito ipotizzare la presenza di contadini, pastori e mandriani dispersi in piccoli villaggi ottenuti dall’ampliamento di cavità naturali o in casali rurali.
I Longobardi nel 580 presero possesso del territorio a ragione della sua collocazione strategica, data la prossimità alla Puglia soggetta ai Bizantini. Pertanto, essi edificarono un fortilizio difensivo (Castelvecchio), a protezione dell’unico accesso agevole alla città ed innalzarono delle mura, determinando la nascita della Civita, cioè la mutazione del casale in cittadina, con conseguente organizzazione militare, politica ed amministrativa. L’accesso alla Civita avveniva tramite quattro porte: Porta di Iuso e Porta di Suso, ubicate alle estremità di Via Duomo, Porta della Civita, accanto alla Torre Metallana, e Porta Pistola o Porta d’Ercola, cui tramite si scendeva, in prossimità del Monastero benedettino delle Sante Lucia ed Agata, in direzione del torrente Gravina e del laghetto dello Jurio. Sempre a tale periodo si ascrive la nascita del movimento monastico rupestre, che si rafforzerà nel periodo dall’VIII al XIII secolo, originando le oltre cento chiese tra i Sassi e l’altopiano murgico (area rientrante nel Parco Regionale Archeologico Storico Naturale delle Chiese Rupestri del Materano). Infatti, l’Alto Medioevo vide la venuta in gran numero di eremiti, asceti e conventuali, attratti dalle caratteristiche del sito che si prestava alla contemplazione e meditazione, e ciò particolarmente nel periodo tra l’VIII ed il IX secolo.
Soggetta alle scorribande dei Saraceni, Matera venne conquistata dai Normanni nell’anno Mille, quando appariva arroccata sulla Civita, nella parte alta della collina fortificata, attorniata dai sottostanti casali rurali distribuiti nello spazio che nei secoli successivi avrebbe originato due rioni, detti "Sassi" (Caveoso e Barisano). Venne poi la volta degli Svevi.
Se la crescita urbana nel corso dei secoli XIII e XIV, impose la realizzazione di una seconda serie di mura che racchiuse anche diversi casali del Sasso Caveoso, già dal XIII secolo gli Ordini monastici avevano già oltrepassato le mura della Civita, impiantando i loro monasteri rupestri nelle allora aree esterne, seguiti dai commercianti e dalle strutture amministrative ormai non più contenute all’interno della Civita fortificata. E’ l’epoca dell’erezione della Cattedrale (1270), di tantissime chiese rupestri di cui il territorio materano è disseminato, e dei monasteri in stile romanico-pugliese.
La scoperta della polvere da sparo e l’introduzione delle armi da fuoco vanificarono la protezione offerta dalle mura, che persero la loro importanza. In aggiunta, nei primi decenni del XVI secolo, la congiuntura economica positiva, favorì l’espansione edilizia civile ed amministrativa di Matera già iniziata dal XV secolo, tanto che la zona occupata dal Castelvecchio, persa la sua destinazione difensiva, diveniva zona residenziale e stessa sorte subivano le mura, inglobate nella struttura portante dei palazzi nobiliari. Tutto ciò a seguito della vendita, avvenuta nel 1448, dell’area del Castelvecchio da parte del Conte Giannantonio Orsini a nobili della città. Il che consentì la realizzazione dei Palazzi Gattini, Malvinni Malvezzi, del Duce (in Piazza Duomo), Saraceno (sulla Porta Suso), Santoro (lungo Via Duomo). Al tempo stesso, le due valli rocciose sottostanti alla Civita subivano una decisa urbanizzazione, perdendo la connotazione di casali frazionati, trasformandosi in rioni urbani, Sasso Caveoso a sud e Sasso Barisano a nord.
Nel 1498, Signore di Matera divenne Giancarlo Tramontano, morto nel 1514 per mano dei suoi concittadini ribellati agli insopportabili abusi commessi nei loro confronti. Il Castello Tramontano, che pertanto non venne mai completato, presenta un maschio centrale e due torri laterali.
Tra il XVI ed il XVII secolo, i due Sassi Caveoso e Barisano non erano ancora totalmente urbanizzati, dato che presentavano ancora diverse grotte con davanti aree libere occupate da orti, alberi, pozzi e cisterne, case palazziate e case semirupestri, cioè scavate nella roccia e chiuse da una facciata tufacea.
Il dato rilevante fu lo spostamento del baricentro cittadino, dall’alto della Civita (Piazza Duomo) ai suoi piedi, in Piazza del Sedile (1575), situata tra il Convento di San Francesco e le mura del Castelvecchio. Tale nuovo baricentro poneva in contatto lo storico rione della Civita ed i due nuovi rioni del Sasso Caveoso e del Sasso Barisano e consentì la realizzazione del mercato e l’impianto di magazzini e botteghe, osterie e locande.
A partire dal XV secolo, si registrò il declino del fenomeno religioso rupestre, con abbandono delle grotte, che nei secoli successivi, a partire dal XVII secolo, vennero utilizzate come ovili a servizio delle prime grandi masserie, a seguito dell’affermazione del latifondo. Le masserie rappresentavano delle unità economiche autarchiche ed erano fondate sull’agricoltura estensiva (cereali) e sull’allevamento (bovini ed ovini), con la pratica della transumanza verso i monti interni della Lucania.
Dal 1500 al 1633, Matera venne inclusa nella “Terra d'Otranto” di Puglia.
Tra il XVII e il XVIII secolo, Matera divenne sede della Regia Udienza, il che ovviamente comportò un’ulteriore espansione urbanistica, anzi, una rivoluzione urbanistica, con la nascita del Piano e l’edificazione di diversi palazzi nobiliari e religiosi, finendo, da un lato, per cingere i Sassi ormai completamente urbanizzati, dall’altro, delineando le nuove direttrici di sviluppo urbano verso le limitrofe colline. Nella seconda metà del XVII secolo, Matera contava 12000 abitanti ed era la cittadina più popolosa della Basilicata; pertanto, se ne decise il distacco dalla Terra d’Otranto e l’elevazione a capoluogo della Basilicata (1663-1806).
La sovraccennata rivoluzione urbanistica venne alimentata non solo dall’esigenza di ospitare i nuovi edifici amministrativi e politici, ma anche dall’allora classe dominante del clero e della nobiltà e dalle nuove classi sociali emergenti (burocrati ed imprenditori). In principio, furono gli Ordini conventuali ed il Clero a determinare le nuove linee direttrici dell’espansione urbanistica, precisamente l’Arcivescovo Vincenzo Lanfranchi, nel 1672 coll’edificazione del Seminario, a cui seguivano il Monastero e la Chiesa dell’Ordine conventuale delle Clarisse (1703), nuovi edifici civili, la chiesa del Purgatorio (1747), il Monastero dell’Annunziata (1748), la Chiesa di San Francesco da Paola (1774), il Monastero e la Chiesa di Santa Lucia (1747). Al tempo stesso, però, venivano restaurati i preesistenti edifici religiosi contenuti dalle originarie mura ed anche altri: la Chiesa ed il Convento di San Francesco d’Assisi (1664), la Chiesa ed il Monastero di San Domenico (1774), la Chiesa di San Rocco e l’annesso Monastero dei Padri Riformati (1703), la Chiesa di San Pietro Caveoso (1706), la Chiesa di San Giuseppe e l’annesso Conservatorio (1734), la Chiesa ed il Convento di Sant’Agostino eretti nel XIV secolo (1747), la Chiesa di San Giovanni (1700) ed altri edifici religiosi che delimitavano i Sassi, lungo il cui perimetro sorsero i nuovi palazzi della nobiltà e dell'alta borghesia agraria.
Durante il periodo dal XIX secolo all’inizio del XX secolo, Matera colmò lo spazio urbano tra i quattro rioni storici (Civita, Sasso Caveoso, Sasso Barisano e Piano).
Dopo l’elevazione a capoluogo di provincia, nel 1927, Matera continuò a crescere verso le circostanti colline, con la nascita di nuovi quartieri, particolarmente durante gli anni ’50, senza stravolgere il tessuto urbano del centro storico, tuttavia divenuto inadeguato per motivi igienici, tanto che la Legge speciale 619 del 1952, nota come legge De Gasperi, ordinò l’abbandono dei Sassi e lo spostamento della popolazione (30000 abitanti) nei nuovi quartieri progettati da urbanisti ed architetti di fama mondiale: Piccinato, Aymonino, Quaroni, De Carlo, Fabbri. Nel 1993, l’UNESCO dichiarò i Sassi di Matera "Patrimonio dell’umanità".
Chi desiderasse approfondire la storia di Matera può leggere:
- AA.VV. "Matera 55 - Radiografia di una città del sud antico
e moderno"
Editore Giannatelli - Matera - Aiello F. "Dai Sassi alle Borgate"
Rivista Nord e Sud n. 5/55 - Giuralongo R. "Breve storia della città di Matera"
Editore BMG - Matera - Padula M. "Palazzi antichi di Matera"
Editori Altrimedia - Matera - Restucci A. "Matera i Sassi"
Editore Einaudi - Torino - Rota L. & C. "Matera storia di una città"
Editore BMG - Matera - Tommaselli M. "Matera- città dei Sassi"
Editore Capone - Lecce - Pontrandolfi A. "La vergogna cancellata - Matera negli anni dello sfollamento
dei Sassi"
Editori Altrimedia – Matera - AA. VV. "Le masserie fortificate del Materano" a cura di Mario
Tommaselli
Editore De Luca - Roma - Pontrandolfi A "La Terra - ascesa e declino della borghesia agraria
materana"
Editore Fondazione Zetema - Matera - Tommaselli M. "Casali e masserie nell'agro di Matera"
Racconti per le scuole Editore Comune di Matera