Minorca - Storia
La frequentazione di Minorca è remota, visto che tra il 3000 ed il 1600 A.C., nel Paleolitico o Età del bronzo, si registrarono i primi insediamenti umani nell’isola. Si trattò di popoli provenienti dalla penisola iberica e dal Mediterraneo orientale e che lasciarono evidenti testimonianze preistoriche, oggi restaurate o in via di restauro, costituenti un patrimonio unico, continuamente arricchito da continue scoperte, come quelle effettuate in grotte presso Ciutadella e Es Migjorn Gran (alcuni scheletri umani, lo scomparso esemplare caprino “myotragus balearicus”, oggetti di bronzo, di ceramica, di legno). A tale periodo, vengono ascritti i sepolcri ad uso abitativo.
Tra il 1.600 ed il 450 A.C., la posizione strategica dei porti di Minorca, attirò i Fenici, che la chiamarono "Nura" (per i fuochi che vedevano sulle sue coste), i Cartaginesi ed i Greci (che la chiamarono “Meloussa”). Mentre i Fenici ed i Greci manifestarono un interesse prettamente mercantile, i Carteginesi, al contrario, comandati da Magòn, fratello di Annibale, conquistarono i porti, fondarono Mahon (205 A.C) e reclutarono con la forza i “frombolieri”, lanciatori abilissimi di pietre. In tale periodo, da un lato, comparve la cultura talaiotica, caratterizzata dalla edificazione di torri poste a controllo visuale del territorio, dall’altro, apparvero le prime “taulas”, formate da due gigantesche pietre a forma di T ed i villaggi vengono protetti da mura.
Con l’arrivo dei Romani, nel 123 A.C., l’isola si chiamò “Minoica”, e fu assoggettata all’Impero da Quinto Cecilio Metello. I Romani realizzarono strade (alcune ancora in discreto stato di conservazione), potenziarono di Iammona (Ciutadella), Mago (Maò) e Sanisera (Sanitja). La presenza di basiliche paleocristiane in prossimità della costa (come quella di Son Bou, nell'immagine di cui sopra), conferma la circostanza che il Cristianesimo si fosse diffuso nell’isola, come prova l’epistola del Vescovo Severo (417), dove si descrive una spedizione da Iammona a Mago per convertire gli Ebrei della seconda località.
A seguito del crollo dell’Impero Romano d’Occidente (476), a Minorca giunsero i Vandali, la cui differente religione, fu all’origine di dure persecuzioni per i cristiani. Tuttavia, l’occupazione da parte dei Vandali ebbe breve durata, per l’espansione bizantina, anche se questo è un periodo non coperto da fonti storiche esplicite.
Nel 902-903, con l’annessione al Califfato di Cordoba, Minorca venne occupata dai musulmani (che la chiamarono “Minurka”), che probabilmente, oltre a portarvi la loro cultura, conferirono quella stabilità politica che era mancata per diversi secoli.
Nel 1015, gli Almoadi suddivisero l’isola in quattro distretti ed annessero Minorca al Regno arabo di Denia. L’importazione di tecniche irrigue e della coltivazione degli ortaggi, migliorarono il tenore di vita della popolazione, che in pace, crebbe di numero.
Il XIII secolo vede il dominio dei catalano-aragonesi sul Mediterraneo occidentale. Di conseguenza, dopo aver conquistato Maiorca, l’esercito di Giacomo, nel 1232, conquistò Minorca. Successivamente, nel 1297, le truppe di Alfonso III d’Aragona, a composizione mista (siciliani, maiorchini, catalani, aragonesi e almogàvers), conquistarono Minorca, portandovi il Cristianesimo. I prigionieri musulmani, vennero resi schiavi o uccisi. Il Re, per premiare i suoi Cavalieri, li ricompensò distribuendo le terre conquistate, ma ciò fu la causa del declino economico e del dissolvimento delle strutture sociali preesistenti, a cui si cercò di porre rimedio successivamente, con la creazione delle Universitas, dopo che il Trattato di Anagni aveva già trasferito la sovranità del Regno di Maiorca (1293). E’ il periodo del popolamento dell’isola con genti prevalentemente catalane. Nel 1343, le Isole Baleari, e quindi, Minorca, vennero annesse alla corona Aragonese. I secoli successivi furono assai tristi, caratterizzati da carestie, pestilenze, lotte intestine tra nobili e popolo, incursioni saracene (durante i regni di Carlo I e Filippo II). Infatti, nel 1535, Mahon venne conquistata, sottoposta a saccheggio ed incendiata dai feroci segugi del celeberrimo “Barbarossa”, Ammiraglio di Solimano II. Gli abitanti vennero fatti prigionieri. Nel 1558, la flotta ottomana, di Mustafà Pialì, bissò con Ciutadella, l’allora capitale, privata del suo patrimonio di documenti e oggetti storici.
Anche il XVII secolo fu negativo, visto che pestilenze decimarono gli isolani, sempre soggetti alle incursioni dei pirati. Solo i nobili ed il clero trassero vantaggio, i primi riaffermando i vecchi privilegi, i secondi vedendo crescere il proprio prestigio. Il secolo successivo, il XVIII, fu più dinamico a causa della Guerra di Successione (1706), che vide in lotta i sostenitori dell’Arciduca d'Austria, che aspirava alla corona di Spagna, ed i Filippisti, favorevoli ai Borboni, che essendo sostenuti dai Francesi, diedero il pretesto per l’occupazione anglo-olandese (1708), praticamente senza incontrare opposizione, anche se solo nel 1713, col Trattato di Utrecht, la diversa dominazione venne ufficialmente riconosciuta.
Il periodo della prima dominazione britannica (1708-1756) viene normalmente definito come il miglior tempo vissuto dall’isola, anche se i Governatori vengono ricordati più per le prevaricazioni che per meriti, salve Richard Kane, a cui vanno ascritti, tra l’altro, l’abolizione dell’Inquisizione, la realizzazione di scuole, la costruzione di una strada che porta ancora il suo nome, il trasferimento della capitale (1722) da Ciutadella a Mahon, l’introduzione della coltivazione del foraggio.
Nel 1756, 20000 soldati francesi condotti dal Duca di Richelieu occuparono Minorca, rimanendovi pacificamente sette anni. Il Governatore, il Conte di Lannion, cercò di rivalutare Ciutadella e fece costruire Sant Lluis, in onore del suo Re.
Il periodo 1763-1781 vide la seconda occupazione britannica, che però fu peggiore della precedente, tanto che la vita grama indusse molti Minorchini a fuggire in Florida o a tramutarsi in pirati. In tale periodo, si ricorda solo la demolizione del sobborgo di Sant Felip e nel trasloco dei suoi abitanti a Georgetown, oggi Es Castell.
Ciò spiega la contentezza della popolazione per la conquista dell’isola, nel 1781, da parte di truppe franco-spagnole, comandate dal Duca di Carillon, col contemporaneo ritorno di Minorca sotto la corona spagnola e la distruzione del Castello di Sant Felip.
Nel 1798, i britannici occuparono Minorca per la terza volta.
Nel 1802, col Trattato di Amiens, l’isola tornò definitivamente alla corona spagnola. Col nuovo secolo XIX, le cose andarono male per i Menorchini, visto che pur ricordandosi positivamente il Conte di Cifuentes, rappresentante di Carlo III, la gestione spagnola significò assolutismo e privazione di libertà. La situazione peggiorò durante i regni di Carlo IV e Ferdinando VII, tanto che la miseria indusse gli isolani ad emigrare verso Algeri ed altre città del nord-Africa.
Saltando alcuni eventi, rilevanti per la storia spagnola, ma non per il viaggiatore, giungiamo alla guerra civile spagnola (19 luglio 1936), durante la quale Minorca parteggiò apertamente per la Repubblica, fino al febbraio 1939, quando con la vittoria dei monarchici, vincitori, le rappresaglie non si fecero attendere. Sino alla fine degli anni ’50, non si registrarono rilevanti mutazioni nelle strutture sociali ed economiche, che cominciarono a prodursi solo verso la metà del XIX secolo, con il principio dell’industrializzazione e con lo sviluppo turistico (primo volo charter proveniente da Londra nel 1953). Ed infatti, dagli ultimi anni ‘60, si assistette al consolidamento di un certo benessere.
Nel 1979, venne costituito il Consiglio Insulare di Minorca. Il 17 febbraio 1982, il Congresso dei Deputati accolse la richiesta dello Statuto d’Autonomia delle Isole Baleari, con la creazione del Consiglio Generale Interinsulare delle Baleari. Nel 1993, l’UNESCO dichiarò Minorca “Riserva mondiale della Biosfera”.